Renato Cappellini è uno dei reduci della Grande Inter. L'ex attaccante nerazzurro è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

C’era nella finale del 1967. A Lisbona, contro il Celtic. Che cosa è successo?
"Perso 2-1. Mancavano Jair, Peirò e Suarez. Io con il 9, andiamo in vantaggio dopo pochi minuti. Mazzola mi dà il pallone in area, lo stopper mi butta giù. Rigore. Tira Sandro, gol. Poi siamo raggiunti e superati. Quanta delusione. Il 1967 è stato un anno terribile: abbiamo perso tutto, il triplete alla rovescia. La semifinale di Coppa Italia contro il Padova, 3-0, la beffa di Mantova in campionato, la finale di Coppa dei Campioni. Io però conservo buoni ricordi. Il mio esordio è stato da favola".

Lo raccontiamo?
"Febbraio del ’67, un freddo boia. Quarti di finale, Real Madrid a San Siro. Il Real che ci aveva eliminato l’anno prima. Herrera mi dice: “Giovane, tocca a te”. E mi fa giocare. Mamma mia, che emozione. Loro hanno Amancio e Gento. Partita dura e difficile, attacchiamo, ma il Real è tosto. E poi... poi segno io. Prima volta con la Grande Inter, a San Siro, contro i più grandi d’Europa. Non lo dimenticherò mai più".

Al Santiago Bernabeu il match di ritorno dove l’Inter...
"Per la prima volta vince in casa del Real a Madrid. Loro erano favoriti, tutti parlavano di “remuntada”. E invece vinciamo noi 2-0. Le dico la formazione, non posso non dirla, è storica. Allora: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Cappellini, Suarez, Corso. Quella che per anni i ragazzi, e non solo, hanno recitato a memoria. Il 9 è mio. E segno il primo gol. Non è stato, devo essere onesto, un golazo. Tiro forte di Domenghini, il portiere Araquistain non trattiene, io sono lì e la metto dentro. Poi Zoco devia una legnata di Suarez. Autorete. Con le regole di adesso, il gol sarebbe di Luis".

Il Mago voleva sempre vincere per i premi doppi?
"Ma no. Lui voleva vincere e basta. Dappertutto, anche quando giocavamo le amichevoli del giovedì. Pensi che una volta stavamo pareggiando, in provincia, non ricordo dove, forse vicino a Varese, ha fatto un cambio da furbastro. Durante la partita ha mandato in campo un uomo in più. Noi eravamo la Grande Inter e giocavamo in dodici contro undici, con una squadretta di Quarta Serie. L’arbitro se n’è accorto e diceva: “Ma signor Herrera, non si può”. E lui: “No, no, avanti, avanti, se puede. Arbitro, cerca di capire: è un’amichevole, dobbiamo divertirci”. E invece lui voleva solo vincere".

E lei, Cappellini?
"Io volevo giocare e segnare. Nell’Inter, nel Genoa, nel Varese, nella Roma, nel Como e anche nel Chiasso. Il mio gol più bello? In un derby contro il Milan, 4-0, nel 1967. Al volo, meraviglioso, me lo vedo ancora adesso. Il presidente Moratti mi disse: “Pensa Renato, se una cosa così l’avesse fatta Pelé...”. L’Inter, i Moratti, Helenio, quegli amici mi sono rimasti nel cuore. Spero, faccio il tifo per Lautaro. Lui i gol belli, nei momenti magici, li sa fare. Dai, dai, forza".

Sezione: News / Data: Mar 27 maggio 2025 alle 18:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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